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sab 17 dic

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CHIESA ARCIPRETALE DI ROVOLON PD

CONCERTO DI NATALE

OFICINA MUSICUM VENETIAE - STRUMENTI ORIGINALI Riccardo Favero, concertatore al clavicembalo - Matteo Anderlini, violino solista

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CONCERTO DI NATALE
CONCERTO DI NATALE

Orario & Sede

17 dic 2022, 20:45

CHIESA ARCIPRETALE DI ROVOLON PD, 35030 Rovolon PD, Italia

Info sull'evento

OFICINA MUSICUM VENETIAE

STRUMENTI ORIGINALI

Riccardo Favero, concertatore al clavicembalo

Matteo Anderlini, violino solista

PROGRAMMA:

GEORG FRIEDRICH HÄNDEL

(Halle, 23 febbraio 1685 – Londra, 14 aprile 1759)

Concerto grosso in sol maggiore, op. 6 n. 1, HWV 319

per Archi e continuo

1. A tempo giusto

2. Allegro e forte

3. Adagio

4. Allegro

5. Allegro

Concerto grosso in mi minore, op. 6 n. 3, HWV 321

per Archi e continuo

1. Larghetto

2. Andante

3. Allegro

4. Polonaise: Andante

5. Allegro ma non troppo

JOHANN SEBASTIAN BACH

(Eisenach, 31 marzo 1685 – Lipsia, 28 luglio 1750)

Concerto fa minore n. 5 BWV 1056

Per clavicembalo solo, archi e continuo

1. Allegro moderato

2. Largo

3. Presto

ANTONIO VIVALDI

(Venezia, 4 marzo 1678 – Vienna, 28 luglio 1741)

Concerto in sol minore "L'estate", op. 8 n. 2 RV 315

Per violino solista, archi e continuo

1. Allegro non molto

2 Adagio

3 Presto

Concerto in fa minore "L'inverno" op. 8 n. 4 RV297

Per violino solista, archi e continuo

1. Allegro non molto

2 Largo

3 Allegro

Il Concerto verrà inserito in un festival regionale “Armonie & Meraviglie” che integrerà il costo degli artisti (2.600,00).

NOTE AL PROGRAMMA:

Händel compose di getto i dodici CONCERTI GROSSI OPERA 6 a Londra, fra la fine di settembre e la fine di ottobre 1739, con uno dei suoi tipici slanci creativi. I Concerti dell'opera 6 rappresentano probabilmente il vertice della nutrita - anche se non sterminata - opera strumentale hàndeliana. Non può stupire che, nel comporre questi Concerti, Händel avesse in mente l'esempio di Arcangelo Corelli, conosciuto nel corso del suo soggiorno romano (1706-07). I suoi concerti sono la continuazione diretta dell’opera del maestro Italiano, per tutta la vita Händel rimase fedele alla tradizione che culminava nelle sue composizioni, dotate di raffinatezza e di equilibrio classico.

Questo italianismo si respira in questi due concerti il N. 1 in Sol Maggiore e nel N. 3 in mi minore, in cui spiccano soprattutto i tempi allegri per il loro luminoso splendore strumentale. L'interesse maggiore di questi concerti risiede nel contrasto tra i movimenti lenti e quelli vivaci, tutto espresso con quello stile concitato così tipico del linguaggio barocco, nel Concerto N. 3 si può ascoltare anche una elegante Polonaise.

Il Concerto in fa minore per clavicembalo e archi BWV 1056 è la trascrizione di un concerto per violino in sol minore perduto. La sua struttura formale è molto semplice e lineare e ricalca lo stile tipico della musica italiana coeva; qui Bach preferisce la concisione (è il concerto più breve dell'intera raccolta) a scapito della consueta densità polifonica. Il secondo tempo era già stato utilizzato come sinfonia con oboe solista nella Cantata BWV 156. L'Allegro iniziale mette in evidenza un discorso musicale intenso e molto serrato nel dialogo archi-clavicembalo, mentre il Largo successivo è un straordinario canto nostalgico, condotto in assoluta libertà musicale dal clavicembalo sopra il pizzicato degli archi: una pagina indimenticabile. Torniamo alla danza e al ritmo col Presto finale, il cui motivo principale, in ritmo ternario, viene proposto con insistenza fino alla fine, alternandosi a brevi episodi solistici.

"Tra questi pochi e deboli Concerti troverà le Quattro Stagioni"

Forse Antonio Vivaldi non immaginava, al momento di scrivere queste parole nella lettera dedicatoria al conte boemo Wenzel von Morzin in occasione della prima pubblicazione dell'op. VIII (Le Cène, Amsterdam, 1725), quale fama imperitura gli avrebbero reso quei "deboli" Concerti.

Nell'edizione - che esce suddivisa in parti separate come era consuetudine per una immediata pratica esecutiva - la musica è accompagnata da quattro "sonnetti dimostrativi" in chiara funzione didascalica (sottolineata dallo stesso Vivaldi nella prefazione: "essendo queste accresciute, oltre li Sonetti con una distintissima dichiaratione di tutte le cose, che in esse si spiegano").

Di tutti i Concerti del ciclo, l'Estate (Concerto n. 2 in sol minore RV 315) è quello che più si presta ad essere considerato nel suo complesso, senza distinzione nei vari movimenti: da una parte la tonalità unificante (sol minore) e dall'altra la progressione degli stadi emozionali (dalla "Languidezza per il caldo" al "Timore dei lampi e dei tuoni" fino al "Tempo impetuoso d'estate"), conducono l'ascoltatore ad un climax di sensazioni assolutamente coinvolgenti ed esaltanti, rese dalla scrittura musicale con effetti quasi "visibili".

La sensazione dell'arrivo dell'Inverno (Concerto n. 4 in fa minore RV 297) è dato da un incipit privo di melodia, caratterizzato da aspre dissonanze: un'articolazione secca che si scioglie nervosamente nelle sembianze della furia del vento e del gelo delle membra (Allegro non molto - "Agghiacciato tremar orrido vento - Correr e batter i piedi"). Ma ecco il calore di un riparo (Largo - "La gioia del focolare - Fuori piove"): una serena melodia di "benvenuto" ci conforta mentre le gocce di pioggia (descritte con i pizzicati dei violini) rimbalzano lontane. Fuori la musica "scivola" sul ghiaccio (Allegro finale) ed è in balia dei venti ma nonostante il freddo continua con i suoi ritmi, i suoi giochi e la sua capacità di stupire.

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